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MusicZone – Porcupine Tree

CLOSURE/CONTINUATION

A quasi 13 anni da The Incident, i Porcupine Tree ritornano con un nuovo album con etichetta Music For Nations/Sony Music. Il disco, Closure/Continuation e a sentire la prima traccia, Harridan, incrocia funk, 70s elettronica dettagli che riconducono al riconoscibile marchio della band.

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Meno tesa la sognante ballad Of The New Day, seconda traccia dal disco. Come da tradizione, in una fusion di Wilson, Barbieri ed Harrison, qui non si ha nulla di scontato. Una partenza soft acustica che poi si scatena nella parte centrale, con un beat di batteria avvincente.

Seguono dissonanze e pathos, supportati da un rimbalzo tra basso e batteria, aprendo un sound agile e fluido il quale, mescolato da cenni psichedelici, genera un vero vortice di note.

Parte con un’atmosfera ambient, Dignity, poi arriva la chitarra a portare in questa pseudo-ballad acustica qualche accenno brit-pop qua e là; è quindi la volta di Herd Culling, costruito intorno a un promettente giro di basso iniziale: è un episodio duro e diretto, caratterizzato da suoni elettronici (e vagamente dark) scelti con gusto, con la sezione centrale che a va a raccoglier tutta la forza dell’hard rock.

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L’uso dell’elettronica in un’ottica futuristica caratterizza Walk The Plank, probabilmente una delle migliori interpretazioni vocali di Steve Wilson, a cui fa seguito Chimera’s Wreck: brano guitar-driven, con una bella intro acustica, è un piccolo gioiello in termini di arrangiamento e produzione, nonché uno degli episodi più coinvolgenti dell’album in questione e corroborato da lyrics introspettive e dai profondi significati.

Energico e ispirato al prog rock più classico, con una sezione centrale in cui piano/synth/batteria pulsano in perfetta sintonia e con un assolo di chitarra eccelso, Population Three mette in evidenza il gran lavoro di un Harrison dietro i tamburi alle prese con una partitura articolata e complessa, ma anche l’abilità esecutiva per cui i tre musicisti britannici sono ben noti.

Never Have si pone come l’episodio più orecchiabile e fruibile di Close/Continuation : introdotto da un pianoforte intrigante e guidato da uno spirito rock, soprattutto nella seconda parte, il brano narra “il mondo moderno, in cui la verità fa male”; quel mondo in cui le ambizioni si scontrano inesorabilmente con le delusioni, per un mix di amara consapevolezza e inquietudine. In buona sostanza, il genere di tematiche espresse nelle varie tracce dell’album.

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Chiude l’album Love In The Past Tense: inizio con un delicato arpeggio di chitarra e una bella melodia prog e, al centro della scena, la voce di Wilson tra controcanti seducenti. Finale ad effetto con il dialogo di chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere a generare i momenti più emozionanti.

Composto a fasi alterne negli oltre dieci anni in cui i Porcupine Tree sono rimasti lontani dallo studio di registrazione, Close/Continuation non punta sulla sperimentazione ad ogni costo, ma mostra di avere le carte in regola per essere definito un album ipnotico, originale, etereo. Consigliato l’ascolto in full-immersion, lasciandosi il mondo alle spalle!

1 Harridan
2 Of the New Day
3 Rats Return
4 Dignity
5 Herd Culling
6 Walk the Plank
7 Chimera’s Wreck

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